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Guardarsi dentro, senza timore

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anoressia nervosa

L’anoressia nervosa mi ha insegnato che in due fa meno male: la storia di Giulia

«Mi chiamo Giulia, ho 26 anni e ho sofferto di anoressia nervosa restrittiva. Di solito si inizia così, a raccontare una storia. E solo chi vive o ha vissuto una storia simile, sa quanto tempo ci vuole ad ammettere la realtà a sé stessi, prima ancora che agli altri».

Se leggi il mio blog da un po’ di tempo avrai notato che, solitamente, comincio ogni mio articolo facendone una breve introduzione (se sei nuovo/a qui, lo hai appena scoperto). Questa volta non trovavo nulla di più efficace e significativo, se non queste prime parole di Giulia. 

Di fronte al termine “anoressia nervosa” possono nascere molti interrogativi, come: “che cos’è, esattamente? È pericolosa? Si guarisce? Come si guarisce?”. Tutte domande legittime a mio avviso, riferite a qualcosa di cui si parla ancora troppo poco e che colpisce ancora così tanto. 

Insieme a Giulia però, all’anoressia abbiamo dato un volto, una voce, una definizione che di tecnico, però, non ha nulla… perché i tecnicismi, a volte, servono davvero poco quando il tuo unico problema è lo specchio, il cibo, lo sguardo altrui.

Le sue parole ora, ti racconteranno non solo che cos’è l’anoressia nervosa ma anche CHI È la persona che ne soffre; un viaggio nel tunnel di questo disturbo alimentare, che termina con una via d’uscita.

L’INIZIO DEL CALVARIO 

«Era il 2018, stavo vivendo il periodo più felice della mia vita, come una 23enne qualunque che esce, va a ballare, è circondata da amici e persone che le vogliono bene e il suo unico pensiero è organizzare il weekend fuori porta».

«A settembre di quell’anno si è rotto un legame importante che avevo nella mia vita e, dalla sera alla mattina, mi sono ritrovata senza la persona con cui ero riuscita a trovare il meglio di me. E tu dirai o penserai che ho appena finito di dire che ero circondata di persone… è vero, è così, ma quella era la mia persona, quella con cui condividevo i momenti più belli, più sereni, più spensierati di tutti. Quel giorno, ha avuto inizio un calvario infinito. Ma, andiamo con ordine».

C’è sempre un inizio. Un punto di rottura tra noi e il mondo, in ogni storia di sofferenza. Non ci si ammala, come in questo caso, per il gusto di soffrire e avere qualcosa da raccontare; ci si ammala perché un equilibrio si rompe. Perché qualcosa si accumula, da qualche parte, dentro di noi, spingendo contro le nostre pareti…fino a buttarle giù.

Qualche tempo fa ho parlato ancora di disturbi alimentari in un altro articolo, quello in cui raccontavo di come anche io ne ho sofferto. La cosa che mi ha colpito, leggendo la storia di Giulia e della sua lotta contro l’anoressia nervosa, è stata che, nello stesso anno, ne abbiamo sofferto insieme. A quel punto mi sono detta: “se eravamo in due, probabilmente, da qualche parte, eravamo anche in 3,4,5,6,7….” e così via; il numero nella mia testa è salito sempre di più.

“QUASI PER CASO”

«Dopo quel giorno, sentivo di aver perso tutto, come se tutte le mie certezze fossero svanite nel nulla. Non riuscivo a guardarmi senza piangere, non riuscivo a parlare di questa persona e i primi giorni passavo ore cercando di trovare una risposta alle domande che mi ponevo. Dove avevo sbagliato? Cosa avevo sbagliato? Che cosa avevo DI sbagliato?»

«Per provare a stare meglio, avevo iniziato ad andare spesso a camminare, principalmente presi l’abitudine di alzarmi alle 5.30 del mattino, per sfruttare il silenzio di un paese ancora dormiente e per non essere disturbata da nessuno. Allo stesso tempo, quasi per caso, avevo iniziato a seguire alcuni influencer “fit” che potessero insegnarmi a mangiare bilanciato, regolare».

…Quanti “quasi per caso” segnano la nostra vita indissolubilmente? Quanti “quasi per caso” sembrano irrilevanti e poi, diventano la ragione della nostra quotidianità? 

«Premessa: qualche anno prima avevo iniziato e portato avanti una dieta a causa del mio essere in sovrappeso, pesavo 90 kg. Nel 2018 pesavo 63 kg. Ero normopeso. Lentamente, quasi senza rendermene conto e quasi per gioco avevo iniziato a mangiare bene, a muovermi di più e mi rendevo conto che più passava il tempo più queste attività mi facevano stare bene». 

«Non mi rendevo conto però che mi stavo isolando, che quelle erano le uniche cose che facevo».

giulia al mare
Foto presa dal profilo Instagram @_giuliaghidini_

L’ANORESSIA NERVOSA E IL SUO SILENZIO

«A lavorare non rendevo un granchè, pensavo solo a dove sarei potuta andare a fare una passeggiata (di 10 km) una volta uscita. Il peso iniziava a scendere ed io ero felice. Talmente felice per tutta l’attività che facevo e per il mangiare bene, che il sabato sera evitavo di uscire onde rovinare il “lavoro” di una settimana». 

L’anoressia nervosa agisce, almeno inizialmente, in silenzio. Tutto sembra procedere normalmente, salvo che poi i pensieri di preoccupazione verso il proprio peso, le proprie forme, la paura di ingrassare, di guardarsi allo specchio, di sentirsi inadeguati, aumentano sempre di più. 

Come dicevo prima: un equilibrio si rompe; qualcosa crolla e l’immagine che si ha di sé stessi diventa distorta…assume quasi le sembianze di quella rottura anche quando al mattino ci si guarda allo specchio e non si riesce a vedere altro se non una figura rotta, malandata, da cambiare. 

«“Vi raggiungo dopo cena”, “ho un impegno, arrivo il prima possibile”, ma poi, quando arrivava il momento di prepararmi ed uscire, ero talmente priva di energie che spesso finivo con l’addormentarmi sul divano, aggiungendo delusione negli occhi dei miei genitori che, forse, avevano capito prima di me. A dicembre 2018 avevo già perso 10 kg. In tre mesi, forse meno, avevo perso 10 kg. Il ciclo non mi veniva da circa 2 mesi… ma chi da importanza a questo? Continuavo a perdere peso, che mi poteva importare del resto?» 

«Una sera di dicembre, ho chiesto a mia mamma se volesse venire con me a camminare. Durante la camminata, lei mi ha guardata e ha detto : ”Ma si può sapere cosa stai facendo? Non lo vedi che hai le gambe grosse come il braccio?” Immaginate una ragazza alta 1 metro e 75 cm, di 53 kg». 

«Quella sera ho vuotato il sacco. Le ho detto tutto quello che mi passava per la testa e che da sola non ce l’avrei fatta, che avevo bisogno di qualcuno perché c’era qualcosa che mi logorava dentro. Quella sera io e lei abbiamo stretto una sorta di patto per provare ad uscirne ma, nonostante sapessi di non essere più sola a combattere, avevo sempre quella voce dentro me che mi spingeva a fare di più».

“ERO TRISTE PERCHÉ IL PESO NON ANDAVA PIÚ GIÚ”

«Così, in realtà, nei mesi successivi ho perso ancora peso. Ero arrivata a 49 kg ed ero abbastanza triste perché il peso non andava più giù».

Quel “quasi per caso”, nella vita di Giulia si è trasformato. L’anoressia è così d’altronde; comincia a farsi strada nelle insicurezze e poi mostra, dietro la maschera di una perfezione illusoria, il suo volto: saltare i pasti, guardarsi continuamente allo specchio, pesarsi in continuazione, contare ossessivamente le calorie dei cibi evitando quelli “grassi”, vomito e altri problemi fisici (come vertigini, svenimenti).

Se poi si tratta di anoressia nervosa restrittiva, come in questo caso, l’attività fisica eccessiva domina le giornate. 

«Al sesto mese senza mestruazioni, sono stata costretta ad andare dalla ginecologa per un controllo. Mi è stata prescritta la pillola per “prevenire l’osteoporosi causa amenorrea”. Figo, no? Nel 2019 mi sono buttata in politica. Perché? Non lo so. Non so che cosa mi passasse per la testa, probabilmente nulla. So solo che, con il senno di poi, è stata una delle migliori scelte mai fatte in vita mia. Nel 2019 sono arrivate anche altre soddisfazioni ma francamente poco mi importava».

«Poi è scoppiata una pandemia globale. Il 2020 per tanti è stato un anno da dimenticare, per me è stato l’anno della rinascita. Non potevo uscire, le riunioni erano tutte annullate, non potevo andare a camminare. Non potevo fare nulla. Incontrare me stessa è stato quasi inevitabile. Durante i mesi del lockdown mi sono data agli allenamenti outdoor in giardino. Tabata, cross cardio, zumba strong, facevo qualunque cosa».

«Un giorno ho detto a mio fratello che mi sarebbe piaciuto essere una vera sportiva e che sarei stata disposta ad impegnarmi anche nell’alimentazione. Lui, nel suo essere super partes, mi aveva fatto leggere una frase che a lui piaceva molto che recitava “if winter comes, can spring be far behind?” , cioè, “se arriva l’inverno, può essere tanto lontana la primavera?”»

«Quel giorno mi sono seduta davanti ad uno degli specchi che ho in casa. Mi sono seduta e mi sono parlata. Mi sono parlata come si fa ad una migliore amica; come si parlerebbe ad una sorella. Mi sono parlata per la prima volta senza incolparmi, senza darmi colpe assurde per qualunque evento capitasse intorno a me. Mi sono parlata e mi sono abbracciata. Perché per fare pace, i bambini lo insegnano, bisogna abbracciarsi e dirsi che è okay, che non importa ciò che è stato e che si può ripartire da lì».

«Potresti, ora, tranquillamente pensare che la mia storia sia giunta al termine, ma non è così».

NELL’ANORESSIA LA FINE NON È LA FINE

Come dice Giulia, la sua storia potrebbe sembrarti conclusa. La realtà però, è molto differente. Non si può scegliere, o decidere, di smettere di essere anoressici da un giorno all’altro. 

Lei, ti cambia dall’interno all’esterno; il tuo corpo è come se non ti appartenesse più del tutto. Come una macchina in corsa della quale devi riprendere il controllo, con il rischio di uno scontro brutale, nell’incertezza di ciò che si è e ciò che sarà.

«Quando si decide di uscire dall’anoressia, probabilmente, non si è ancora compiuto nessun passo. “Il bello” deve ancora venire. Così come ammalarsi di anoressia somiglia ad una discesa sulle piste nere quando non sai sciare, decidere di guarire somiglia ad un’arrampicata senza imbrago; la discesa tutto sommato ti fa rotolare giù, a valle e dalla valle non puoi fare altro che risalire… Quando, invece, ti arrampichi senza imbrago: quali sono le probabilità che tu non cada nemmeno una volta? Sono quasi nulle. E così è stato anche per me». 

«Ci sono aspetti dell’anoressia che nessuno considera. Quando ci si ammala il nostro corpo entra in uno stato di emergenza per cui quelle 600-700 kcal che introduci, le tratta come oro. Che cosa succede quando banalmente ne inizi ad introdurre 1200 (comunque pochissime)? Beh, nell’ordine accade questo: 

– stitichezza

– gonfiore perenne 

– nausea 

– ritenzione idrica 

– gonfiore 

Ah, gonfiore l’ho citato due volte? Sì… perché non hai idea di che tipo di gonfiore si tratti. La pancia diventa come una mongolfiera e il gonfiore resta per giorni e giorni. Mangi una carota? Ti gonfi. Mangi delle zucchine? Ti gonfi. Mangi un grissino? Ti gonfi. Prova ad immaginare che cosa significa per il nostro corpo essere privato per anni di qualunque tipo di cibo ad eccezione di: yogurt, mele, finocchio, merluzzo e pollo. Una bomba. Qualunque cibo diventa una bomba». 

«E allora ai primi gonfiori ti dici che devi subito tornare indietro, rimediare, e così tornano i meccanismi di compensazione: cardio, corsa, salti, esercizi per il gonfiore, yoga…»

«Nel giro di pochi mesi ingrassi. Io non l’ho detto a molte persone, ma nel giro di un anno ho “messo su” 15 kg. 15 kg in un anno. Capisci bene che il mio corpo aveva necessità di tutto quello che introducevo… E non pensare che io mi sia messa a mangiare pizza o focacce tutti i giorni (non le mangio ancora oggi…)! Io INGRASSAVO con tonno, zucchine, riso, carote.. qualunque cosa dessi al mio corpo la tratteneva, e la digestione era difficilissima».

UNO SPIRAGLIO DI LUCE

«Un anno di inferno così, dove spesso ho saltato pasti, dove ho cercato rimedi al mio ingrassare, dove ho cercato di tornare indietro… perché? Non mi piacevo. Io, con la mia taglia 38, 49 kg per 175 cm, mi vedevo bella». 

Ed è per questo che ho affermato: “i tecnicismi non sempre servono”. Quando la visione che hai di te stessa/o non coincide con quella che è la realtà, qualsiasi tecnicismo fallisce.

Possono dirti che l’anoressia fa male, che la sua definizione può essere “anoressia nervosa di tipo restrittivo” oppure ancora “anoressia nervosa con abbuffate”; possono dirti che può essere mortale, che superata una certa soglia non si torna indietro; che puoi ammalarti a vita, se in vita riesci a rimanere. 

Ma a te, non importa. Importa ciò che vedi, ciò che senti, ciò che pensi: TU vuoi vederti così, o meglio…tu non ti vedi “giusta/o” e, di certo, non riesci nemmeno ad immaginare che qualcun altro possa farlo al posto tuo.

«Come potevo vedermi bella quando non riuscivo neanche a dormire a pancia in giù, visto che il bacino batteva contro il materasso, facendomi male? Come potevo vedermi bella quando le mie gambe erano grosse come il mio braccio? Ad Agosto 2020 è tornato il ciclo. — Ah, giusto: nella mia pazzia, ad Aprile 2020 avevo deciso di sospendere la pillola in autonomia, certa che perseverando il ciclo sarebbe tornato. — Quel giorno ho chiamato mia madre piangendo; al telefono, al grido di: “mamma, mi sono venute!!!”, ti lascio immaginare la gioia». 

primo piano di giulia che sorride
Foto presa dal profilo Instagram @_giuliaghidini_

«Il 2021 non è stato diverso. In linea di massima è stata un’eterna lotta con me stessa, nonostante comunque avessi smesso di saltare pasti e uccidermi di cardio per sopperire a qualche mancanza. È stata una lotta perché vedevo il mio corpo cambiare giorno dopo giorno, vedevo le costole sparire, vedevo le gambe ingrossare…vedevo il gonfiore, la faccia piena… Alla fine del 2021 ho deciso di andare da una nutrizionista. E tu, forse, dirai: “Beh, era ora!”  Effettivamente sì, ma non è facile andare da una persona a raccontare ciò che hai combinato al tuo corpo, passare per una persona non normale e soprattutto spiegare che hai bisogno di una dieta equilibrata…»

È anche per questo che sono stata felice quando Giulia ha deciso di raccontare la sua storia e me lo ha detto: anche se per qualcuno può sembrare quasi assurdo, parlare del proprio corpo, soprattutto per chi con lui non ha molti problemi, è in realtà per qualcun altro un tabù.

Immagina di farti del male da solo/a e diventare consapevole delle tue azioni, di vedere qualcosa nello specchio che non ti piace, di dover confessare pensieri altamente auto-distruttivi… ci riusciresti senza alcun timore? come se stessi raccontando di quella estate al mare o in montagna, con serenità? 

Questa storia, vuole sdoganare i tabù che ci sono attorno all’anoressia nervosa o meglio, all’anoressia in generale. Vuole essere quel messaggio che non ti aspetti e che, quando lo leggi, ti aiuta a comprendere di poter trovare quello spiraglio di luce, qualunque sia la situazione di disagio che stai vivendo. 

«Il responso della prima visita è stato devastante: ritenzione idrica alle stelle a causa di una prolungata dieta iperproteica. La dieta che mi è stata prescritta era (ed è) a base di carboidrati. Riesci ad avere idea? Già ti vengo a raccontare che ho sofferto di anoressia, che voglio dimagrire e tu, che fai? Mi dai 1850 kcal al giorno con 350gr di patate a pranzo e 300 gr a cena? …Volevo morire. Eppure l’ho fatto. Mi sono fidata. E ogni mese vado da lei per il controllo. L’acqua sta diminuendo, il metabolismo si sta alzando».

L’ANORESSIA NERVOSA TI CAMBIA, MA PUOI FARCELA

«Ad oggi posso dire di essere profondamente cambiata. Mi accorgo di chi soffre come ho sofferto io, senza bisogno che questa persona me lo dica. Lo si legge negli occhi, lo si legge nelle piccole azioni quotidiane, lo si percepisce. Anoressia è sinonimo di odio verso sé stessi e una persona che non si vuole bene, la riconosci. Devi riconoscerla. Hai l’obbligo morale di farlo». 

«Una cara amica stava per fare la stessa cosa. Io me ne ero accorta. Un pomeriggio, dal nulla, l’ho guardata e le ho detto “non te lo permetterò. A me non la racconti. Fallo e ti faccio del male, giuro”. Ne è uscita prima ancora di caderci realmente. La mia, è diventata una questione personale. Se me ne accorgo, devo cercare di salvare quella persona e al diavolo chi dice che deve partire dalla persona stessa. Al diavolo chi dice che questa deve voler essere aiutata. Tu devi diventare il suo peggiore incubo perché, se questa persona se ne rende conto quando pesa 26 kg, beve acqua calda e fa le scale di notte per dimagrire, allora è tardi». 

«Io voglio un mondo con più Giulie e meno angeli. Io voglio un mondo dove non importa che taglia porti, dove chissenefrega dei rotoli di pancia, dove l’unica cosa che importa SEI TU. Perché tu vali. E, se sei finita/o a leggere questa storia, la mia, e ti sei riconosciuta/o, sappi che non sei sola/o… nessuno lo è. Hai sicuramente una persona, vicina o lontana, amica o meno amica alla quale riesci a dire le tue cose personali… diglielo. In due, fa meno male. Se oggi sono qua a scrivere, se oggi sto bene, sono felice, ho voglia di vivere, se oggi porto una 42, mi alleno 6/7 e mangio carboidrati, lo devo alla mia famiglia e a tre persone: S., S. ed M». 

«Durante la mia battaglia, mio fratello mi ha letto una frase: “If winter comes, can spring be far behind?”; Da quel giorno mi sono ripetuta che una volta guarita me la sarei tatuata, così, per non dimenticare… E, beh… A te le conclusioni».

il tatuaggio di giulia
Il tattoo di Giulia: “se arriva l’inverno, può essere tanto lontana la primavera?”

IN DUE, FA MENO MALE

Le ultime parole di Giulia sono davvero importanti ed emerge un concetto fondamentale: “in due, fa meno male”.

Io per prima, come lei, come tante e tanti altri, so quanto possa essere difficile parlare. Una cosa che facciamo quotidianamente e che poi, in determinate situazioni, sembra essere la più complicata. Ma Giulia ha ragione, in due fa meno male! 

Se leggendo questa storia riesci a riconoscerti oppure riconosci in lei qualcuno che ti sta vicino, diffondi questo messaggio verso te e/o verso altri; abbatti il tabù e cerca quello spiraglio di luce. 

Cerca un supporto, familiare o estraneo, non ha importanza, ma cercalo. Se sei arrivata/o fino a qui, puoi ancora farcela. Alla grande.

Numeri utili

Esiste un numero verde nazionale gratuito dedicato alla prevenzione dei disturbi alimentari e al sostegno di persone che ne soffrono, ed è il Numero Verde S.O.S. Disturbi Alimentari: 800 180969

Per qualsiasi informazione, puoi telefonare dal lunedì al venerdì, 24 ore su 24 (CLICCANDO QUI, trovi tutti i dettagli).

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Melissa Basta

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Melissa Basta

Mi chiamo Melissa (Meli o Mel, di solito) e sono una scrittrice. “Guardarsi dentro, senza timore” è il mio mantra, la base da cui partire, il motto che sostengo e ciò che vorrei fosse d’ispirazione.

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