Il 7 febbraio 2023, alle 18.29 è nato Brando. Un piccolo uragano d’amore che ha inondato le nostre vite: la mia e quella del suo papà Aldo. Sono stati mesi gioiosi, ricchi di belle novità, di emozioni forti e cambiamenti; ma sono stati anche mesi difficili sotto certi aspetti, dove ci siamo dovuti rimettere in gioco e trovare un nuovo equilibrio alle nostre vite. Infatti, è proprio dei cambiamenti che voglio parlare in questo articolo: come cambia la vita dopo un figlio?
Se provi a digitare questa frase sul web sicuramente ci saranno molti contenuti a riguardo. Eppure ogni esperienza è diversa, e credo sia davvero importante tra madri, padri, genitori, condividerle. Soprattutto dopo la nascita di un figlio, è fondamentale sapere che su questa grandissima barca che viaggia per mari più o meno agitati non si è da soli.
Dopo un figlio la vita cambia, e non c’è bisogno di girarci attorno. Ho deciso di raccontarti la mia esperienza onesta perché sono sicura che, se sei arrivata/o qui, hai bisogno anche tu di riconoscerti nell’esperienza altrui. Cercherò quindi di essere il più sincera possibile mostrando entrambe le facce della medaglia in quella che è la straordinaria esperienza del “diventare genitori”.
Il rientro a casa con un estraneo
Dopo il parto e i giorni di degenza arriva quel fatidico momento in cui per davvero la vita dopo un figlio comincia: il rientro a casa. Che tu sia la madre o il padre del bambino, il rientro a casa con un nuovo essere vivente è tanto magico quanto strano: un estraneo torna a casa con te. Da quel momento in poi vivrà sotto il tuo stesso tetto, probabilmente dormirà nel tuo letto, occuperà spazi e tempi che prima erano solo tuoi.
Certo, è una cosa unica. La vita dopo un figlio cambia, e molti di quei cambiamenti sono incredibili; il cuore ti si riempie d’amore, cominci a guardare il mondo con occhi diversi, quelli della magia di un neonato che scopre ogni cosa per la prima volta nella sua vita. Arriveranno momenti irreplicabili; momenti dei quali già sai che un giorno sentirai mancanza e nostalgia.
Nonostante però l’immensità di questa esperienza, ancora pochi parlano dell’altra faccia della medaglia: il lato “oscuro” della vita dopo un figlio. Ciò che davvero succede ad ognuno di noi dopo aver varcato la soglia di casa con quel piccolo esserino.
Anche se quel bambino è sangue del nostro sangue, inizialmente è a tutti gli effetti un estraneo da conoscere: ha bisogni, emozioni, percezioni e abitudini totalmente diverse dalle nostre. Non sappiamo nulla di lui/lei. Non conosciamo il suo carattere, non abbiamo idea dei suoi ritmi di sonno/veglia, non comprendiamo da subito ogni suo singolo bisogno, non possiamo comunicare, per forza di cose, con lui/lei. Insomma, siamo in un territorio totalmente inesplorato.
Lo stravolgimento della routine
La prima cosa che cambia dopo la nascita di un figlio e il rientro a casa è sicuramente la routine quotidiana e tutti i ritmi che avevamo prima di quel momento. Che fine fanno? Beh, una brutta, bruttissima fine! Senza girarci troppo attorno: si dorme poco, si mangia ad orari improponibili, si spera di riuscire a farsi una doccia con tranquillità e arrivate le 20 vorresti già essere a letto sotto 3km di coperte… peccato che c’è uno scricciolino che piange, ha bisogno di te e che non ti farà molto dormire!
Ricordo i primi tre mesi post-parto come un periodo bello sotto certi aspetti ma anche molto, molto, molto difficile. Avere tra le braccia mio figlio è stata la cosa più bella che mi sia mai capitata; so che è una frase molto banale da dire, ma mai come ora mi è chiaro il suo significato. Quando Brando è nato mi si è aperto il cuore; ho sentito l’amore fatto persona entrarci dentro e occuparne con dolce prepotenza ogni angolo.
Brando mi ha cambiato l’esistenza, mi ha regalato purezza, meraviglia, scoperta, speranza. Non ci sono parole per descrivere ciò che provo nei confronti di quel piccolo bambino. Sarei ipocrita però, se ti dicessi che la sua nascita mi ha portato solo questo.
Mancanza di sonno e stanchezza fisica
Come dicevo prima, la routine quotidiana viene totalmente stravolta. Qualche paragrafo più giù affronterò anche il discorso relativo al cambiamento che avviene nella coppia, ma se penso ad uno dei cambiamenti più significativi e difficili da affrontare di questi mesi, la mancanza di sonno occupa uno dei primi posti.
Non a caso, in passato la mancanza di sonno veniva utilizzata come tortura! Perché è proprio di questo che si tratta: non dormire annebbia le idee, ti fa toccare picchi di disperazione (no, non sto scherzando, e so che qualcuno davvero può capire ciò che sto scrivendo per esperienza diretta), ti fa perdere controllo e lucidità.
Quante volte mi sono sentita dire in questi mesi: “dormi quando dorme il bambino!” o ancora “hai voluto la bicicletta…”; questo accade poiché purtroppo spesso quando si diventa genitori si diventa automaticamente anche soli, in un certo senso. Che tu sia madre, o padre, non c’è un vero supporto alla genitorialità, a meno che non ci si rivolga a professionisti del settore: fare figli viene dato per scontato, e non c’è nessuna attenzione alla vita dopo un figlio e al rispetto di questa, spesso anche da chi ci è più vicino.
Come l’ho affrontata? Evitando di ascoltare gli altri e ascoltando unicamente me stessa. Dormire quando dorme il bambino è un’opzione valida, che io stessa ho attuato, ma è anche vero che quelli sono gli unici momenti in cui ci si può dedicare a noi stessi.
I primi 3 mesi
Per quanto mi riguarda, i primi mesi post-parto ho lasciato perdere qualsiasi cosa non fosse la diade madre-bambino: ho messo da parte progetti, vita sociale, lavori, cura della casa. Ho passato giornate intere con il bimbo in braccio/in fascia o marsupio, allattando e passando le mie giornate sul divano o sul letto con lui. Non bisogna essere ipocriti: i primi 3 mesi sono difficilissimi, avere troppi pensieri o dedicarsi a troppe cose può essere davvero sfiancante.
La casa è spesso in disordine, una doccia calda diventa un momento fugace e poco goduto, così come i pasti. Si mangia ad orari improponibili e, soprattutto quando non si hanno aiuti a causa delle circostanze, pranzi e cene del tutto arrangiati. Ciò che posso dire è questo: prima o poi passa.
Se mentre stai leggendo questo articolo ci sei dentro, capisco che può sembrare assurdo e infinito. Ma passa. Ad oggi sono passati nove mesi da quel periodo e tutto va decisamente meglio. I momenti in cui è possibile dormire sono aumentati, la gestione dei bisogni del bambino ha trovato un suo equilibrio e una sua strada, così come anche i nuovi ritmi personali e di coppia.
Purtroppo, per quanto se ne voglia dire, l’unica cosa vera è questa: bisogna avere solo tanta, tanta, tanta, tanta pazienza, e ricordarsi che comunque questi sono momenti irripetibili. E, non ci volevo credere ma è così, addirittura un giorno, quando tutto si è ristabilito, arrivano addirittura a mancarci.
L’impatto emotivo della vita dopo un figlio
L’emotività e le tempeste ormonali, anche dei papà, sono un altro grande scoglio della vita dopo la nascita di un figlio. Stanchezza fisica, mentale, mancanza di sonno, ormoni impazziti, nuovi ritmi-non-ritmi creano scompiglio anche in quella che è l’emotività.
Ci si emoziona per ogni cosa, tutto è una scoperta, tutto è nuovo, tutto ci sembra meraviglioso. Quel piccolo esserino fa uno sbadiglio e noi siamo già lì a goderci la meraviglia dell’esistenza. Di una nuova vita che prende forma. Di un nuovo essere vivente che comincia il suo percorso, accanto al nostro, in questo mondo. Pensiamo al suo presente, al suo futuro, ci adoperiamo per agire al meglio possibile nei suoi confronti.
Arriva però anche il momento poi di fare i conti con se stessi e la propria emotività non del tutto positiva; di fianco ai sentimenti positivi si fanno spazio anche quelli negativi. Esiste infatti una cosa chiamata “depressione post-parto” che non è assolutamente da sottovalutare e, ti sconvolgerò, possono esserne affetti anche i papà, nonostante la loro componente emotiva venga purtroppo sottovalutata.
Conflitti interni
La vita dopo un figlio ti stravolge così tanto che ad un certo punto, volendo o nolendo, ti ritrovi a fare i conti con te stesso e ad avere conflitti interni che hanno un forte impatto su quello che è il tuo equilibrio interno, che si riflette poi su quello esterno.
Si fanno i conti con il proprio passato, affrontandolo, e con chi si è stati fino ad ora, cercando di comprendere chi si desidera essere d’ora in avanti. Se sei nel pieno di questo periodo probabilmente sai benissimo di cosa parlo. Personalmente dopo tutti questi mesi post-parto posso affermare con certezza che mi sento strutturalmente cambiata. Non uso questa parola a caso, anzi, ha un significato specifico in quella che è la mia esperienza.
La maternità mi ha smontato il cervello, letteralmente, aprendo parti di me e sottoponendole al vaglio di un mio tribunale interiore personale. Ho rivisto e analizzato convinzioni, eventi, parti di me che pensavo fossero già fatte e finite. Senza vergogna posso dire di essere stata molto severa con me stessa; ho passato mesi a mettermi in discussione e analisi, e ne sono felice, poiché ad oggi ho capito perfettamente che tipo di persona, madre, sono e voglio essere. Ho accettato lati di me che avevano bisogno di clemenza e ridisegnato i confini di quelli che non apprezzavo particolarmente.
Le ripercussioni sul rapporto di coppia
Come ho accennato più sopra, una naturale conseguenza della vita dopo un figlio è la ripercussione che questa ha nel rapporto di coppia. Faccio subito una premessa: se c’è amore, RESISTETE! PASSA, GIURO! Detto questo, andiamo avanti: la vita di coppia cambia, e su questo non c’è alcun dubbio.
Ci si ritrova dall’essere in due ad essere in tre (o più, se si hanno già altri figli). Gestire un altro essere umano non è semplice, e non solo per le responsabilità che questo comporta, ma anche perché sia noi che il nostro partner attraversiamo, in modi diversi, uno stravolgimento dal quale non possiamo sottrarci.
Dobbiamo capire noi stessi, il bambino, gestire tutti i cambiamenti veloci di questo periodo, e il tempo per la coppia sembra venire a mancare. Anche i migliori qui, sembrano cedere. Possono nascere incomprensioni, discussioni, non detti, dubbi e molto altro. Posso dire che, anche se non mi crederai, è del tutto fisiologico. Avere un bambino non è come fare una vacanza; è qualcosa che ti cambia per sempre.
La cosa più importante è mantenere sempre una linea di dialogo, non cedere sempre troppo spazio all’orgoglio e provare a mettersi l’uno nei panni dell’altro, anche se è molto difficile, e io lo so bene, te lo assicuro! Infatti non sempre ci sono riuscita nel migliore dei modi, ma l’importante è lavorarci entrambi.
I momenti insieme piano piano torneranno. Ti faccio il mio esempio: i primi mesi post-parto, io e Aldo, il mio compagno, non abbiamo avuto nemmeno il tempo di pranzare assieme. Brando, il nostro bambino, è stato un neonato ad altissimo contatto e io vivevo in simbiosi con lui. Sembrava non esserci spazio né per me, né per noi come coppia, abituati a quelli che eravamo prima della nascita del bambino. Così come non scrivevo più, non guardavo nemmeno più un semplice film in compagnia di Aldo.
Bisogna avere pazienza, pian piano tutto torna al suo posto, se le basi sono solide. Dopo nove mesi passati a fare “solo la mamma” ho ripreso in mano i miei progetti e io e Aldo siamo tornati ad avere i nostri momenti assieme. Se me lo avessero detto qualche mese fa non ci avrei mai creduto, eppure è successo.
Concedetevi tempo e clemenza
Anche se risulta difficile, cercate di comprendervi a vicenda: le vostre vite sono cambiate. Concedetevi tempo e clemenza, e non dimenticate mai ciò che vi ha fatto innamorare l’uno dell’altro. Nei momenti in cui vi sentite distanti, quasi come se foste due pianeti opposti, ricordate che è solo un momento passeggero e che, soprattutto, anche due pianeti opposti possono coesistere nella stessa galassia.
Dopo una discussione prendete aria, respirate e poi tornate a parlarvi come se niente fosse: a volte basta anche solo far sì che la brace si spenga da sé, senza alimentare un fuoco che altrimenti rischierebbe di incendiare tutto senza reali motivazioni. Cercate poi di comunicare i vostri bisogni l’un l’altro, senza dare nulla per scontato.
Parola chiave: RALLENTARE
Proprio così: rallenta. Non pretendere troppo da te stessa/o. La vita nei primi mesi con un neonato non è facile, vorresti fare tutto ma al tempo stesso non riesci ad avere la forza di fare o pensare a nulla se non al suo benessere e al suo accudimento.
Va bene così. All’inizio ricordo che la casa in disordine mi faceva stare male ma poi, col tempo, ho capito che questa è solo una fase: tornerò ad avere una casa perfettamente lucidata da capo a piede, ma mio figlio non sarà mai più così piccolo. Presto comincerà a camminare e allora comincerà contemporaneamente anche il lungo ma breve percorso che lo porterà, come è giusto che sia, un passo sempre più lontano da me e da quella che è la nostra simbiosi.
Rallentare ti permette di vedere le cose sotto un altro punto di vista e a non pretendere la perfezione da te stessa/o. Rallenta, respira, lascia parlare le persone, lascia che sul tavolo della tua cucina rimanga qualche piatto sporco e che il pavimento possa sembrare un campo di battaglia. Guarda tuo/a figlio/a e ripeti a te stessa/o che quel pavimento un giorno potrai lucidarlo ma che mai più i tuoi occhi si poseranno su quell’esserino allo stesso modo. Crescerà! Goditi l’unicità di questo tempo. Concediti l’imperfezione che solo questo periodo può regalarti.
Sii indulgente con te stessa/o
Non è un periodo facile e non puoi pretendere di riavere indietro la tua vita di prima. La tua vita è cambiata; si tratta ora di reimparare a vivere secondo altri schemi, bisogni ed esigenze.
La salute mentale di mio figlio è una delle cose a cui tengo di più e la paura di sbagliare e creargli qualche problema in tal senso non è sempre facile da gestire. Sono una persona con un passato piuttosto frastagliato, e certe cose che ho vissuto sulla mia pelle non vorrei mai che le vivesse anche mio figlio. Questa mia paura però mi rendo conto che a volte pesa troppo, e nel tentativo di fare qualcosa di buono finisco per agire comunque nel modo sbagliato. Come si dice? “il troppo stroppia”.
Non esiste il genitore perfetto. Esiste piuttosto il genitore disposto a mettere continuamente in discussione se stesso, che anche quando sbaglia è capace di ritornare sui suoi passi e riprovarci. Dobbiamo metterci in testa che non sempre capiremo i nostri figli e che agire sempre nella maniera corretta è impossibile; la cosa più importante rimane però questa: ogni gesto, parola o azione deve essere guidata dall’amore, non solo per il bambino/a, ma anche per se stessi.
Devi essere indulgente con te stessa/o, e ricordarti che tuo/a figlio/a ha bisogno di imparare soprattutto da te ad essere umano, che la perfezione non esiste e che si può sbagliare, chiedere scusa, migliorarsi, ricominciare da capo e darsi possibilità di rimediare. Che si può essere stanchi, che possono esserci giornate si e giornate no. Che domani è un altro giorno, si ricomincia e va bene così!
Diventare genitori è una sfida, ma anche un nuovo e meraviglioso inizio
Diventare genitori non è per niente semplice, ma questo lo abbiamo già detto. La vita dopo un figlio non sai cos’è finché non la vivi sulla tua pelle, quella stessa pelle che senti modificarsi sotto ciò che ti ritroverai a vivere quotidianamente. Una pelle che si trasforma, che diventa nuova, che plasma una/un nuova/o te e che diventa involucro di consapevolezze e scoperte altrettanto nuove.
Dopo questi primi mesi posso finalmente ammettere i cambiamenti difficili che sia io che Aldo abbiamo dovuto affrontare. Mi ritengo fortunata ad avere al mio fianco un alleato, infatti credo che in ogni caso una persona di fiducia al proprio fianco in un periodo come questo sia fondamentale e che, laddove questa non ci sia, chiedere aiuto a professionisti è sempre la scelta più sensata.
Crescere un bambino significa porsi costantemente in divenire ed essere disposti a lavorare su se stessi. Ma non devi mai, e dico mai, dimenticarti di te come persona! Certo, a volte questo nuovo ruolo da genitore ti assorbirà così tanto da eclissarti ma, passati i momenti critici, guardati allo specchio e accorgiti della tua presenza. Ricorda che è un periodo difficile, dove puoi concederti pause dal mondo, dall’efficienza e dalla perfezione.
Concediti momenti in cui puoi ritrovarti. Se possibile fatti aiutare il più possibile e abbandona i sensi di colpa. In questo nuovo percorso non ti servono, sono autosabotanti. Ma soprattutto ricordati che è solo un momento e che verranno presto tempi migliori.
In bocca al lupo! 🙂