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Guardarsi dentro, senza timore

Guardarsi dentro, senza timore

essere in pace con se stessi

Essere in pace con se stessi: il mito da sfatare

Al giorno d’oggi, essere in pace con se stessi sembra quasi un obbligo: se non accetti il tuo passato o una parte di te, non puoi raggiungere grandi risultati. Una narrativa insulsa, priva di senso e fortemente limitante per tutte le persone che, la pace con se stessi, è l’ultima cosa che riescono a fare.

“Abbraccia il te stesso/a del passato”, “ama anche i tuoi lati oscuri”, “accetta ogni sfumatura della persona che sei”, “amati”…tutto molto bello, ma nel concreto poi, nella vita vera, come la mettiamo?

Ecco che sento il bisogno urgente di decostruire questa realtà, a mio avviso, un po’ distorta.

IL MIO VECCHIO DIARIO

Dopo aver ascoltato il consiglio di una persona che stimo davvero molto, ho ripreso in mano un mio vecchio diario. Come ho già raccontato qui, su questo blog, qualche anno fa ho sofferto di disturbi alimentari e disturbi d’ansia. In quello stesso periodo, che è stato per me molto cupo, oltre a questi disturbi, anche le persone che avevo intorno non erano affatto positive per la mia salute mentale.

Devi sapere che in quegli anni – che definisco i più bui della mia vita – il mio rapporto con la scrittura era diventato tossico. Scrivere mi faceva stare bene, non scrivere, invece, creava nella mia testa pensieri paranoici, sensi di colpa; se non scrivevo, non mi percepivo. Quel vecchio diario, era la mia valvola di sfogo.

Per poter essere utile alle persone che leggono il mio blog, avevo pensato inizialmente di condividerne qui qualche pagina, per dare la possibilità a chiunque di riconoscersi e sentirsi meno solo/a.

Dal 2016 al 2020 ho tirato fuori, sulla carta, la parte peggiore di me. Capire queste mie parole non è facile, me ne rendo conto, soprattutto per le persone abituate a leggermi e a trarre dalle mie parole scariche di positività, nonostante tutto. Ecco…la verità è che per essere così ho lottato. Tanto. Coi mostri dentro di me, e fuori di me.

RINNEGARE LA ME DEL PASSATO

In quel periodo buio, del quale faccio fatica a parlare (del tutto) apertamente – chissà se un  giorno ci riuscirò –, che tratto quasi come un pezzo inesistente di me stessa come a volerlo eliminare, a far finta che non sia esistito, ho scritto molte cose.

Come ti dicevo volevo condividere, qui, qualche mio scritto di quegli anni, ma mentre leggevo è successo qualcosa di inaspettato. Tra quelle pagine, ho odiato me stessa. Leggevo, mi infastidivo; non ho provato nessuna pietà per quella ragazzina. 

Preda di queste emozioni, ho immediatamente cercato il mio compagno per parlarne, domandando come mai, secondo lui, provavo questi sentimenti e come mai, invece, non potevo essere semplicemente come lui – o come altri –, che il sé sofferente del passato lo abbraccerebbe, consiglierebbe, supporterebbe. Ci sono rimasta male, perché per quanto io abbia un buon controllo ora delle mie emozioni, di ciò che sono, di chi sono, mi sono accorta che non ho davvero fatto pace con il mio passato e con quella me che, di pace, ne avrebbe davvero bisogno. 

LA VITA VERA È ANCHE QUESTO

Ad un certo punto, mentre mi sfogavo, Aldo (il mio compagno) mi ha detto questa frase: “la vita vera è anche rinnegazione di sé stessi” …Come dargli torto?

Anche se vorrei essere comprensiva con quella ragazzina che scriveva quelle pagine, la realtà è che a tratti la odio. Trovo che non abbia davvero senso stare qui a raccontare di quanto io sia stata contenta nell’aver letto il mio diario, giusto per dare un po’ di coraggio agli altri, se poi, nella realtà, quel coraggio non ce l’ho nemmeno io. 

È qui, allora, che ho capito che avrei dovuto fare qualcosa di diverso: parlare di questi sentimenti contrastanti, apertamente, in quanto sono sicura di non essere la sola a provarli.

NON BISOGNA ESSERE PER FORZA IN PACE CON SE STESSI

Ci tenevo a raccontare questo episodio del diario perché è importante innanzitutto sottolineare che non sempre le cose vanno come vorremmo, però non importa: la cosa fondamentale è riuscire a cambiare il proprio punto di vista su ciò che ci sta accadendo, senza doverci per forza votare ad un’idea comunemente accettata da tutti. La mia intenzione era quella di condividere, sedotta anche io dall’idea distorta che sarebbe stato bello dimostrare un legame positivo tra la me del passato e la me di ora. 

Nel farlo, ho incontrato un ostacolo: me stessa. Leggendo il mio diario mi sono accorta di non sopportare la persona che aveva scritto quelle pagine.

Non credo di essere l’unica ad avere questo tipo di fastidio verso una parte di sé sepolta nel passato; non credo di essere l’unica persona che non riesce a ritenersi del tutto in pace con se stessa e non percepirlo come un vero e proprio limite, se non fosse per il fatto che la società ci spinge a credere il contrario, ovvero: non può esserci benessere senza pace con se stessi. 

IL MITO DA SFATARE

Ho provato a condividere queste mie riflessioni in un post sul mio profilo Instagram; i commenti, mi hanno sorpresa molto positivamente.

Il pensiero comune è stato questo: far pace con se stessi non è facile, ma non è nemmeno obbligatorio. Se il problema riguarda il/la TE del passato, hai tutto il diritto di reagire nel modo che più ritieni giusto per il tuo benessere. Tutti, nel bene o nel male, ci ritroviamo a fare i conti con noi stessi; la vita non sempre segue un sentiero dritto, senza curve e/o deviazioni.

Le scelte che si pongono davanti a noi sono tante e la possibilità di sbagliare e vivere situazioni delle quali non andiamo fieri esiste. Nonostante questo, rientra nel nostro diritto avere la possibilità di non essere sempre in accordo con noi stessi, così come è nostro diritto partire dal disaccordo per migliorarci e vivere il presente, rendendolo pieno. Consapevole. Sereno.

Per concludere – e sfatare il mito – , ti consiglio di leggere i commenti sotto a questo post:

AUTORE:

Melissa Basta

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Mi chiamo Melissa (Meli o Mel, di solito) e sono una scrittrice. “Guardarsi dentro, senza timore” è il mio mantra, la base da cui partire, il motto che sostengo e ciò che vorrei fosse d’ispirazione.

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