“Non ho voglia di vivere”: pensarlo, anche se ci illudiamo del contrario, capita a molti.
Durante l’intero corso della nostra vita può capitare di affrontare momenti, situazioni, periodi delicati, dove determinate variabili non previste hanno il potere di creare squarci interiori molto profondi.
“Si crede che non abbia più cuore. Ma prima ne avevo. Io non ho la forza di rendere concreta la gente nel mio spirito, e di provare qualche sentimento per essa. Io dimentico le persone appena smetto di guardarle. Voi, non siete che un fantasma come gli altri: come volete che si abbia obbedienza o affetto per qualcuno di cui non si sente la realtà?”
Letizià
Ho scelto le parole di questa donna poiché nella loro semplicità sono capaci di descrivere ciò che non si riesce ad esprimere a parole: un’angoscia profonda che si traduce nel sentirsi quasi, o senza il quasi, dispersi nel mondo. Un mondo che appare estraneo, dove nulla sembra appartenere a se stessi. Dove non si riescono a provare sentimenti, spenti da un’apatia non voluta, non controllata.. ma presente. Coinvolgente. Brutalmente radicata. Che allontana la voglia di vivere. Tutto sembra inutile.

SENTIRSI FRAGILI NON È UNA CONDANNA
Quando non si ha più lo stimolo di andare avanti è perché qualcosa ci ha resi fragili.
Probabilmente è accaduto un evento nella tua vita, non importa che cosa, ma di colpo non ti senti più in grado di viverla.
In una società che premia il più forte, sentirsi fragili sembra essere ormai una condanna: ebbene, così non è. Può capitare, a chiunque, di perdere la forza, la volontà di fare; di sentirsi scarichi, spenti, avviliti, per varie ragioni o per nessuna apparentemente (tutto è lecito).
Ti senti colmo/a di malinconia, tutto appare cupo. Vivi uno stato mentale in cui la mancanza di sentimenti positivi ti confonde, ti fa sentire solo/a, vittima di drammi esistenziali incomprensibili agli occhi dell’altro. Un altro che erroneamente ti sembra superiore, privo di malessere, a causa di una visione distorta della realtà che ti stai creando (siamo in tanti a perdere talvolta la strada; ognuno a modo suo. Anche se la maggior parte di noi non lo ammette, per varie ragioni).

…Ci si sente colpevoli. Ma di cosa, esattamente?
NORMALIZZARE LA FRAGILITÀ
Sentirsi fragili non è uno stato tale per cui si debba generare un senso di colpa verso gli altri o se stessi. Il passo fondamentale da fare è quello di normalizzare ciò che si sta — o non —, provando.
Normalizzare significa accettare e comprendere che quello che sta accadendo dentro di noi non ci qualifica come persone ormai finite.
Non è il periodo migliore della tua vita. Le cose non sono andate come volevi, o forse non sono nemmeno cominciate. Tutto intorno sembra crollare, ma tu, ricorda: esisti ancora.
Qualsiasi cosa accada nella nostra mente.. non siamo perduti. C’è sempre qualcosa che possiamo dare al mondo, a noi stessi o agli altri: che sia una risorsa, un pensiero, una competenza, un’opera d’arte, una poesia, qualsiasi cosa.
C’è… solo che al momento non riesci a visualizzare. Al momento, ti manca la voglia di farlo.
“PENSARE IN MODO POSITIVO” NON È LA SOLUZIONE
“Non ti preoccupare, tutto passa, pensa in modo positivo sennò è peggio”: quante volte in un momento buio, in cui stavi a pezzi ed emotivamente senza alcuna forza, ti è capitato di trovarti di fronte ad una persona subito pronta a dire queste parole? Sono sicura che ti sei sentito/a incompreso/a; trattato/a in maniera superficiale; che avresti voluto rispondere in maniera sgarbata (e, magari, lo hai anche fatto).
Pensare positivo non è la soluzione; piuttosto, ciò che può davvero aiutare in questi casi è lasciarsi attraversare dal dolore ( QUI puoi trovare un altro articolo in cui ne parlo).
Accogli il tuo dolore, accogli i tuoi stati d’animo negativi, accogli l’apatia. Ascoltati. Non è necessario che ti sforzi di pensare positivo: devi scendere sul fondo del burrone interiore che ti attrae se vuoi risalire. Nessun pensiero positivo forzato, no: aggrappati a ciò che realmente ti attraversa e guarda dentro te stesso/a, senza il timore di ciò che tu possa trovare.

Pensare positivo può essere una linea di pensiero generale da seguire, uno stile di vita, qualcosa di applicabile in larga scala. Ma pretendere di eliminare ciò che si sente realmente è un errore: ti permette di tamponare magari le ferite al momento, senza aiutarti però ad affrontare, realmente, i problemi attuali che potrebbero invece poi ripresentarsi in maniera più violenta e critica in un prossimo futuro.
Lasciati attraversare. Imparerai una grande lezione: solo se impari a cadere riesci a capire come rialzarti.
DARE UN SENSO AL PROPRIO PRESENTE: IL PUNTO DA CUI RICOMINCIARE
Voglio raccontarti una storia.
Binswanger (uno psichiatra e filosofo svizzero), racconta che un giorno un suo paziente, dopo svariati eventi, si reca in un bosco con l’intento di suicidarsi. Arrivato in questo bosco, però, accade qualcosa di singolare: l’uomo, d’ improvviso, vede una donnola in mezzo ai cespugli.
La osserva rapito, e comincia a riflettere pensando che prima di allora non aveva mai visto questo strano essere vivente. Rendendosi conto di ciò, dice a se stesso “forse non dovrei uccidermi, forse dovrei aspettare di rivedere la donnola, non ne avevo mai visto una”.
Decide così di non togliersi la vita.
Perchè?
Ecco: il suo presente svuotato, apparentemente senza futuro, riacquista di nuovo un senso, un tema con il quale arricchirsi. L’uomo si rende conto in un secondo di non aver mai visto una donnola e, probabilmente, di non aver visto tante altre cose del mondo.
Perciò, quando ti senti crollare e cominci a pensare “non ho voglia di vivere”, ricorda questa storia.
Guardati allo specchio e fatti questa domanda: ho mai visto una donnola?

12 risposte
Grazie anche per questo articolo, ho 25 anni e sto passando un periodo molto cupo. La storia di Binswanger che hai raccontato mi ha molto colpito, dandomi una piccola sensazione di speranza e positività. Cercherò di pensarci nei momenti più difficili. Ti ringrazio.
C’è un mondo vasto intorno a te che ancora può darti tanto; non servono grandi viaggi o lunghe distanze, esiste la vastità anche nelle piccole cose quotidiane, alle quali dobbiamo concedere la possibilità di essere riscoperte. Dentro di te, sono sicura che hai molto da darti. Nell’attesa, ricorda di lasciare spazio anche al dolore, ti servirà a raggiungere molte più consapevolezze. Grazie a te per aver condiviso qui i tuoi sentimenti.
Grazie ❤️🙏🌹
❤️
Sono una donna di 60 anni mi è mancato mio marito da 5 mesi e non ho più ragione di vivere tutto mi sembra sprofondarmi addosso non ho più obiettivi sono sola e mi manca moltissimo mio marito era la mia vita non ho più stimoli per andare avanti ci sto provando ma poi sprofondo
Come stai Anna?
Buongiorno. Come sta lei adesso? ❤️❤️❤️
Salve Anna, mi dispiace molto leggere solo ora il suo commento, purtroppo a febbraio dopo aver partorito il blog ha preso una pausa e ri-preso solo ora la sua attività. Mi associo agli altri e le chiedo come sta ora, stringendola in un abbraccio a distanza, con la speranza che lei possa in qualche modo percepirlo. ❤
Il problema è quando nemmeno ti importa di non aver mai visto una donnola…
Certo, lo capisco. Ribadisco infatti l’importanza di rivolgersi anche e soprattutto a professionisti che possono essere di aiuto e supporto alla persona e alla situazione in cui ci si trova!
Mah, con tutto il rispetto lo trovo un controsenso (il racconto della donnola intendo). Perché significherebbe che basta una distrazione e taaac…sparisce il problema.
Tentare davvero un suicidio è un gesto forte, e chi lo fa appartiene alla categoria delle persone forti, non a quella delle persone deboli e fragili .
Per cui questo racconto in sostanza non è molto diverso dalle varie frasi di circostanza “dai sii positivo ” “datti una mossa” “vai in palestra ” ecc…
Mia modesta opinione.
In bocca al lupo a tutti/e comunque!
Il racconto della donnola è una metafora, che non ha la stessa valenza del “sii positivo”. E’ piuttosto lo sguardo della vita secondo un’altra prospettiva, che si dà come obiettivo quello di colpire l’immaginario di qualcuno andando a fare da deterrente e mostrando la realtà sotto altri punti di vista. Non tutti i tentativi di suicidio sono uguali così come non tutte le persone sono uguali, motivazioni, contesti, eccetera. Spero di averti chiarito il concetto in maniera chiara. Ad ogni modo ti ringrazio per il tuo feedback, in bocca al lupo anche a te! 🙂