Le prime settimane di vita del bambino sono speciali; la vita di una mamma cambia, la sua attenzione viene attratta e indirizzata completamente a questa nuova presenza che stringe fra le sue braccia.
Sono proprio quelle braccia ad essere, in questo periodo soprattutto, molto importanti. Nelle prime settimane di vita, il bambino stringe con la figura materna un rapporto prioritario, di assoluta esclusività.
Cominciano da qui a costruirsi quei vissuti emotivo-relazionali che andranno, poi, ad avere riflessi nella vita adulta di quel neonato.
IL RAPPORTO CON LA MAMMA NELLE PRIME SETTIMANE DI VITA È CENTRALE
Soprattutto nelle prime settimane/mesi, il rapporto con la mamma è centrale nella vita di un neonato. In questo periodo, la mamma e il bambino vivono in uno stato di fusione; una fusione che non è negativa ma, al contrario, di estrema importanza. Vedremo tra poco perché, però, prima, andiamo per gradi.
Nello stato di fusione mamma-bambino, il neonato percepisce la madre come una parte di sè, ovvero come se lei fosse parte integrante del suo corpo.
Il neonato vive in simbiosi con la mamma, non facendo alcuna distinzione tra se stesso e il corpo di lei; addirittura, secondo la studiosa Melanie Klein, il neonato percepisce il seno materno come un prolungamento del suo stesso corpo (come se fosse parte del suo braccio).

Oltre al corpo, anche la mente del bambino è un tutt’uno con quella della mamma; in particolare, è lei che ha il compito, in questo periodo, di pensare al posto del bambino.
Prendendosi cura del bambino, provvedendo al suo bisogno di amore e di nutrimento (con il latte), la mamma rappresenta per lui un luogo accogliente e sicuro, con il quale rispecchiarsi e grazie al quale la frustrazione derivante dai suoi bisogni viene soddisfatta.
ANCHE LA FRUSTRAZIONE È IMPORTANTE!
Quando una madre percepisce la frustrazione attraverso i pianti del bambino, chiaramente si preoccupa per lui. Non bisogna però ignorare un punto fondamentale: anche la frustrazione è importante.
Come dicevo prima, il bambino percepisce il seno materno quasi come fosse un suo braccio; nel momento in cui ha fame, ad esempio, il neonato piange poiché non comprende il motivo del fatto che, se il seno materno è “un suo braccio”, come mai non appena il suo stomaco brontola, lui non riceve il latte?
Qui entra in gioco la frustrazione; il bambino prova questo sentimento di frustrazione e, pian piano, attraverso le cure materne di accudimento, si renderà conto di essere un corpo a sé stante rispetto a quello della mamma. Dunque, anche il seno, fonte di nutrimento, è qualcosa che non gli appartiene fisicamente e viene percepito finalmente tale.
Tutto questo processo mette le basi per una crescita equilibrata della personalità. Come?
Le cure materne permettono al neonato di tollerare la frustrazione generata dall’attesa, ad esempio, del latte; per questo è importante l’esperienza di frustrazione: permette al bambino di percepirsi come un essere autonomo, isolato dal corpo materno che, però, percepisce lo stesso come un luogo accogliente e sicuro.
Riuscire a tollerare la frustrazione ora, significa riuscire a farlo più facilmente anche in età adulta.

CONOSCEVI L’ESISTENZA DELLO “STATO SOGNANTE”?
Secondo alcuni psicoanalisti dell’età evolutiva, la mamma ed il bambino vivono nelle prime settimane di vita in uno “stato sognante”; questo fenomeno è paragonabile all’innamoramento.
Per comprendere meglio: quando il bambino sta male, la madre, prima di averne effettivamente la certezza, sente come una sensazione di malessere; oppure, se il bambino piange o sta per farlo, lei, lo sente piangere ancor prima che lo senta qualcun altro.
La stessa cosa succede nell’innamoramento, quando ad esempio la persona di cui siamo profondamente innamorati sta per arrivare (a piedi o con qualsiasi mezzo) in un luogo in cui siamo presenti anche noi e, pur non sapendo che arriva, sentiamo comunque la sensazione che sia vicino o che stia arrivando.
Ad oggi non vi è una spiegazione logica del perché accada, nonostante sia stato provato scientificamente che questo fenomeno esista.
Curioso, no?