Ho sempre amato scrivere. Si può dire che scrivere mi ha salvata sempre, in ogni momento, in ogni circostanza, come un partner fedele: nel bene e nel male.
Ogni qual volta che ho sentito il mondo stringermi nella sua morsa frenetica, che in passato è stata a tratti anche sofferente (non dobbiamo mai vergognarci d’aver provato e vissuto determinati eventi), ho sempre recuperato un pezzo di carta e una penna. Che fosse un fazzoletto, un foglio di taccuino, un pezzo di giornale, un biglietto del treno, una pagina di un libro o una nota digitale sul cellulare…scrivere è sempre stato il mio modo per rigenerarmi.
Scrivere è per me come una sorta di “catarsi” — questa parola indica un’esplosione emotiva, una liberazione amplificata delle emozioni.
Per comprendere meglio questo termine che, detto così, può sembrare un po’ ostico, provo a farvi un esempio: avete presente quando scoppiate, in seguito ad un evento (doloroso o gioioso, uno non esclude l’altro), in un pianto copioso, senza riuscire a smettere? Ecco.
Ti senti esplodere, quasi c’è bisogno che qualcuno ti contenga fisicamente poiché sembra di non percepire nemmeno i confini del proprio corpo. Esplosione. Scoppio delle emozioni e poi… si ritorna se stessi; ma non uguali a prima.
Ciò che sentiamo è una strana sensazione di lucidità ritrovata, una voglia neonata di voler ricostruire qualcosa. Ci sentiamo rigenerati. Senti che il tuo mondo è di nuovo nel palmo della tua mano.
Arriva tutta d’un colpo la consapevolezza; si è consapevoli della vita, degli eventi, del tempo, del passato, del presente. Come quando ascoltiamo una canzone con gli auricolari e una lacrima irriga il volto… anche se non siamo tristi. Non siamo nemmeno felici. Piuttosto… consapevoli. Nutriti.
Questo è il significato di catarsi e, questo, è ciò che accade a me quando scrivo.

Per questo motivo, e tanti altri, scrivere è terapeutico. Attraverso la scrittura abbiamo la possibilità di gettare fuori tutto il nostro vissuto interiore, senza censure, senza dare peso o avere paura del giudizio altrui. Un foglio bianco, che sia cartaceo o digitale, può essere un fido compagno.
Molte persone quando hanno bisogno di mettere ordine fra pensieri, emozioni, sensazioni e altro che succede dentro di sé, pensano di non avere strumenti per farlo, se non quello di confidarsi con qualcuno. Fatto sta che esistono confessioni, come tutti sappiamo, nel profondo di noi stessi, che non possiamo fare. Esistono vissuti molto intimi, non facili da confessare e da far accettare persino a noi stessi.
Dunque, scrivere, è davvero la soluzione! Non è necessario essere abili nel farlo, essere poeti, romanzieri o grandi artisti… scrivere è un’esperienza solitaria, una terapia gratuita che ci permette di osservare la nostra realtà dall’esterno.
Scrivere, fino a quando la mano non decide di fermarsi e la mente non si dichiara pronta a riprendere il possesso della sua linearità sconnessa.
Pensate a quanto siamo fortunati, senza saperlo, ad avere la possibilità di esplodere in un turbinio di emozioni, per poi ricominciare da capo; a quanto siamo fortunati nel poterci concedere momenti di esondazione incontrollata e, perché no, a volte immotivata dei nostri flussi sommersi.
Spesso respingiamo le emozioni in quanto sinonimo errato di debolezza. Ci sentiamo fragili, ce ne facciamo quasi una colpa.
Eppure siamo esseri umani. Siamo qui. Viviamo. Respiriamo. Il cuore ci batte in petto e il nostro cervello elabora.
Dunque quando senti quella morsa intorno a te del mondo o semplicemente vuoi liberarti, prova a scrivere. Dopo averlo fatto, ti sentirai rigenerato/a. Pronto/a a ricominciare, laddove ti sei fermato/a.
Non importa il contenuto, la qualità di ciò che hai prodotto. Metti nero su bianco i tuoi pensieri, le tue emozioni, tutto ciò che senti di voler “buttare fuori”.