C’è stato un periodo della mia vita in cui non amavo la pioggia.
Ho sempre pensato a lei come un limite; un fenomeno che costringeva le persone, me, in quattro mura di cemento. Immobilizzate.
La realtà è che, invece, preferiamo fare qualsiasi cosa piuttosto che rimanere fermi, obbligati a pensare, all’inazione che porta la mente all’origine dei suoi turbamenti.
È per questo che, mentre gli antichi pensavano che la sede della coscienza fosse nel cervello, io, ho sempre immaginato la pioggia essere la casa ultima del nostro essere più profondo.
Per questo non l’amavo. Mi ricordava ch’io fossi.
Nel preciso istante in cui, un pomeriggio d’autunno, le circostanze mi forzarono a stringerle la mano, posso dire con certezza di aver scorso per la prima volta il mio riflesso.
Questa mattina non mi aspettavo sarebbe piovuto. Nemmeno chi, come me, ha pensato di uscire di casa… per i suoi acquisti, per una passeggiata, per rigenerarsi, per allungare lo sguardo verso l’orizzonte, oltre sé stessi per sentirsi parte di un tutto.
E quanto è incerta questa parola? “Tutto”. E in fin dei conti, non sappiamo nemmeno noi esattamente che cosa sia la totalità. Di cosa realmente facciamo parte?
Eppure, ci conforta. È un sentimento che ci sostiene.
Sono qui. Siamo qui. Sono vivo. Io sono la vita, anche se non so cosa essa sia.
E poi questa mattina i tuoni.
Mentre accennavo un passo dopo l’altro, le persone si affrettavano. Nel loro affanno per rientrare… io rallentavo.
Non ho mai visto il mare brillare in questo modo. Le increspature che scontrandosi con le gocce di pioggia, generavano bagliori.
Probabilmente, stavo osservando il significato della vita stessa, e nemmeno me ne sono accorta.
Il mare protegge la storia del mondo.
…La coscienza dell’uomo e la storia del mondo…qualcuno direbbe che sono matta: ma io, ho posseduto per un secondo l’infinito degli eventi.
Mi chiedo spesso come facciano tutti a non assaporare momenti come questi. Qual è il bisogno di correre nelle proprie case?
Ho il dubbio che non sia la pioggia a spaventare le persone, ma quella sensazione: l’acqua che crea solchi sulla pelle e violentemente ti spiega che la tua esistenza è reale.
