Riconoscere i sintomi della depressione, oggi più che mai è di fondamentale importanza. Possiamo dire, per certo, che può salvarci la vita.
Ad oggi, si stima che la depressione sia la prima causa di disabilità al mondo. Esagerazione? Purtroppo no, ci troviamo di fronte alla cruda realtà. In un mondo concentrato solo sulle malattie più evidenti, della depressione non si parla. E quando lo si fa, non è mai abbastanza. Spesso viene sottovalutata, confusa con altro che con lei non ha nemmeno nulla a che fare; addirittura molti si appropriano del termine “depressione” per definire stati d’animo del tutto differenti a ciò che è.
La conseguenza di ciò è una naturale e drammatica semplificazione di questo nemico invisibile, per niente innocuo, ma piuttosto aggressivo, silenzioso, mangiatore di vite.
Eppure, per ognuno di noi che cade nella sua trappola (perché è bene sottolineare che nessuno ne è immune, riguarda TUTTI), risulterebbe davvero fondamentale che se ne parlasse. A gran voce anche! E non solo della sua pericolosità, di ciò che lei è o dei suoi sintomi… ma anche del fatto che dalla depressione si esce. È una malattia si, ma la cura esiste.

CHE COS’È LA DEPRESSIONE?
La depressione è una malattia molto diffusa che riguarda la sfera psichiatrica.
Nonostante interessi principalmente la sfera emotiva e dell’umore, quando la depressione si insinua, ne risente pesantemente anche il corpo. I sentimenti comuni sono quelli di tristezza, sensazioni diffuse di malessere, stanchezza fisica e mentale, senso di inadeguatezza, sensi di colpa, pensieri intrusivi e mancanza di speranza.
Non ha importanza l’età o il sesso, può colpire chiunque: dai più grandi ai più piccoli. Secondo l’ultimo Rapporto UNICEF infatti, un giovane su 5 soffre di problemi depressivi; “l’ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati.”
SINTOMI DEPRESSIONE: ALCUNI SEGNALI DA RICONOSCERE
Riconoscere i sintomi della depressione, soprattutto da soli, non è semplice. Si sa, quando ci ritroviamo catapultati in una condizione che riguarda noi stessi, vederci come se fossimo personaggi esterni non è per niente facile. È proprio per questo che parlarne diventa fondamentale, non solo per sensibilizzare la collettività, ma anche per aiutare la singola persona a rendersi conto, almeno in parte (anche solo minima sarebbe necessario), di ciò che le sta accadendo.
E, il mio intento, è proprio questo.
È bene sapere che esistono forme diverse di depressione, addirittura i sintomi possono variare da persona a persona (così come le cause, del tutto strettamente personali); tuttavia, ciò che conta è riconoscere i segnali e i campanelli d’allarme iniziali, comuni a tutti i disturbi depressivi, prima che essa si trasformi in qualcosa di più grave.
Quando la depressione si affaccia nella nostra vita, ciò che viviamo è una situazione emotiva perenne di cattivo umore e tristezza; non sempre riusciamo a capirne la causa (spesso è come se nemmeno ci fosse), eppure è così. I pensieri diventano negativi, le speranze cominciano a spegnersi, ed è impossibile anche solo pensare al futuro. Pensare al domani diventa angosciante; piuttosto, ci si rinchiude in pensieri ossessivi ed intrusivi riferiti, spesso, ad eventi passati.
Il pessimismo inizia a dominare le giornate; si è come immersi in un vortice, una bolla chiusa, dove coesistono:
- scarsa autostima;
- insonnia;
- difficoltà di concentrazione;
- sensazione di debolezza generale (fisica e mentale);
- frustrazione;
- perdita di interessi (verso le attività, le persone, la società);
- aumento o perdita sostanziale dell’appetito;
- perdita del desiderio sessuale.
Oltre a questo, quando ci si è completamente dentro, la depressione può provocare stati d’ansia e/o, ancora peggio, pensieri e comportamenti autolesionisti o suicidi.

DA NON CONFONDERE L’INFELICITÀ E LA TRISTEZZA CON LA DEPRESSIONE
Della parola “depressione”, come ho già detto, se ne fa un uso davvero improprio. A chiunque può capitare di passare una giornata “no”, di passare periodi in cui le cose non vanno come si vorrebbe oppure, di vivere situazioni per niente felici (come ad esempio una separazione, un lutto, un fallimento, eccetera).
Non per questo, si deve per forza parlare di depressione. Essere tristi ed essere depressi ha alla base una differenza inequivocabile: la depressione è una malattia, la tristezza no. Possiamo provare alcune sensazioni, malesseri o condizioni citate tra i sintomi della depressione; questo non significa però essersi ammalati.
La tristezza, per quanto possa essere pesante a volte da sopportare, è comunque uno stato emotivo destinato prima o poi a rientrare, a passare, facendo il suo corso naturale insieme agli eventi spiacevoli; la depressione invece no, si insinua lievemente, senza alcun preavviso e spesso senza un eclatante evento scatenante, diventando sempre più difficile da debellare.
Lei non passa, lei resta e prova a sconfiggerti. Ti risucchia qualsiasi voglia di vivere realmente, la voglia di alzarti dal letto la mattina, il piacere di fare una passeggiata al sole. E, seppure quella passeggiata la fai, sarà solo un evento occasionale, un tentativo di distrarti da lei.
NON CERCARE SCORCIATOIE, PARLANE
Se è vero che la depressione è una malattia grave, difficile da debellare spesso e che non passa facilmente (si, dobbiamo essere sinceri se vogliamo trovare il modo per agire), è ancor più vero che, essendo appunto una malattia, la sua cura fortunatamente esiste.

Oltre a tutta una serie di farmaci che non starò qui ad elencare, prima di ricorrere a scorciatoie di qualsiasi tipo, è in tutti i casi fondamentale trovare il coraggio di parlare.
Lo so, sembra banale e, chiunque si trovi ora in questo stato a leggere le mie parole, probabilmente non avrà nessuna voglia di farlo. Lo so bene. Ma è il modo migliore per uscirne.
Se fino ad ora ho parlato al plurale, sento adesso il bisogno di dovermi rivolgere al singolare. A te, che stai leggendo il mio articolo. Se sei arrivato/a fin qui, probabilmente è perché vuoi saperne di più o forse vuoi aiutare qualcuno in questa situazione.
Se la persona che vuoi aiutare è te stesso/a, sento di doverti dire alcune parole; non permettere alla paura del giudizio altrui di pesare su di te come un macigno: non sei colpevole. Hai presente quando d’inverno, nei primi periodi di freddo, esci di casa al mattino presto, coperto/a più che puoi e poi, ritornato/a casa la sera cominci a starnutire per il raffreddore? Esatto, ti sei ammalato/a! Eppure, hai fatto di tutto per coprirti. Ma è capitato, succede.
Ecco, ogni malattia è così: capita. La casualità degli eventi ci trasporta all’interno di alcune situazioni e condizioni che mai avremmo desiderato nella nostra esistenza. Per questo, non puoi sentirti colpevole.
Capisco perfettamente e so che al momento qualsiasi cosa io possa dirti, del tipo “esci un po’ all’aria aperta! Fai attività fisica! Incontra persone, amici, familiari! eccetera”, possa risultare inutile, inopportuna e di troppo. La voglia ti manca, e anche il piacere.
Il consiglio che voglio darti, non è di parlarne con le persone con cui hai già, magari, provato a farlo e da cui non hai avuto il riscontro desiderato. Cerca di superare questo ostacolo: non utilizzare queste persone come metro di paragone con gli altri. La cosa migliore da fare è rivolgersi a qualcuno che può essere neutrale nei tuoi confronti, con cui parlare liberamente di ciò che senti e provi, senza essere posto ai piedi di un tribunale morale (non ne hai bisogno).
Ad esempio, in questo, potrebbe essere utile rivolgersi ad un professionista, come uno psicoterapeuta.
Non sentirti solo/a, non sentirti diverso/a, non sentirti un peso per gli altri e soprattutto, non compiere azioni istintive. Parlane: in questa battaglia, non smettere di combattere.
Non avere paura di chiedere aiuto.
NUMERI UTILI
Esiste un numero verde nazionale gratuito a cui puoi rivolgerti, volto a dare sostegno alle persone che soffrono di depressione (o ai loro familiari). DA CELLULARE: 02 29007166 – DA FISSO: NUMERO VERDE 800 274 274
Oppure, puoi inviare una mail qui linea.ascolto@progettoitaca.org (PROGETTO ITACA).