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Guardarsi dentro, senza timore

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sono in crisi

“Sono in crisi”: come superare il dolore dei cambiamenti

La parola “crisi”, deriva dal concetto greco “rompere a metà una pietra”; quando una pietra è rotta, nonostante si cerchi di riunirne i pezzi, rimane ormai tale.

È così che ci sentiamo quando diciamo: “sono in crisi”. Lungo tutto il percorso della nostra vita affrontiamo cambiamenti; si può dire che non passi un secondo senza che il nostro corpo cambi o senza che la nostra mente riceva stimoli, interni o esterni a noi, che la spingono ad elaborare e rielaborare concetti, emozioni, sensazioni, pareri, sentimenti e così via.

Si tende sempre a pensare che i periodi di crisi debbano per forza essere qualcosa di negativo, momenti di dolore fine a se stesso. Questo succede in quanto noi, come esseri umani, tendiamo sempre ad un certo equilibrio, ad un percorso di vita che segua una strada più o meno sempre lineare e costante. Ciò però non è possibile, i momenti di crisi esistono e non possiamo fare nulla per evitarlo.

Le crisi vengono viste come qualcosa di traumatico, poiché viviamo con la falsa credenza che l’esistenza, la vita, debba essere costituita interamente e solo da gioia e felicità.

Bisogna accettare, invece, che la vita è fatta anche da momenti di tristezza, per poter stare bene. Ancor di più, dovremmo accettare che alcuni cambiamenti portati da una crisi, anche se possono essere dolorosi e portare a momenti di rottura (con noi stessi o con l’altro, chiunque esso sia), arricchiscono.

DUE TIPOLOGIE DI CRISI

Secondo Racamier (uno psicoanalista francese), esistono due tipi di crisi: quelle fisiologiche e quelle accidentali.

Le crisi fisiologiche, sono quelle che tutti sono destinati ad attraversare, anche se ognuno in un modo diverso (non siamo tutti uguali). La prima che viviamo tra queste, strano ma vero, è la nostra nascita. Perché?

La nascita è, in se, la rottura di un equilibrio: quello della madre con il bambino ancora nel ventre. Questo equilibrio è un qualcosa che si costruisce nei nove mesi di gravidanza che, con la nascita, si interrompe proprio perché avviene un grande cambiamento, o meglio una serie di cambiamenti, a partire dal fatto che il bambino non si trova più in pancia, ma al di fuori.

Altre crisi fisiologiche sono ad esempio la pre-adolescenza, l’adolescenza, la maturità, la vecchiaia, eccetera.

Le crisi accidentali, per contro, sono quelle che non tutti sono destinati a vivere, come ad esempio la malattia, un incidente, un divorzio, la depressione, un lutto, un licenziamento, un trauma, fine di una relazione, e così via dicendo.

Le crisi accidentali ci pongono, più delle altre, in situazioni di sofferenza, innalzando i nostri livelli di angoscia.

COME AFFRONTARE UN PERIODO DI CRISI?

Quando stiamo attraversando un periodo di crisi, tutto ciò che possiamo fare, per fare in modo che non diventi qualcosa di patologico, è farci attraversare dal dolore.

Si, sembrerà strano e suonerà forse banale, ma è davvero questa la soluzione. Ed è anche il miglior consiglio che possiamo dare se ad attraversare una crisi non siamo noi, ma qualcuno a noi vicino. Mi spiego meglio.

Quando siamo in crisi tendiamo a voler sfuggire da stati d’animo di sofferenza, quasi a voler negare a noi stessi la realtà; ad esempio, se perdiamo qualcosa o qualcuno, andiamo alla ricerca di questo, pensando sia la soluzione. In realtà, ciò che ci manca ora, nel presente, è molto probabile che ci serviva nel passato, ma non nell’ora, nel qui.

In questo caso, potremmo guardare al nuovo, prendendo da esso ciò che non immaginavamo potesse darci.

Questo però, è possibile solamente se ci lasciamo attraversare dal dolore, in tutta la sua intensità. Se accettiamo che il dolore ci attraversi, ci sarà un periodo in cui raggiungerà un picco più o meno intenso, destinato poi a trovare una sua discesa, a fluire, scivolare pian piano via da noi. Inizialmente non ci sembrerà possibile; ma infondo, a chi piacciono i cambiamenti se non sono decisi da se’?

L’IMPORTANZA DEL TEMPO

Durante una crisi, il tempo è qualcosa di fondamentale; del tempo noi siamo custodi anche quando ci sembra di non esserlo. Anche quando le ore scorrono, quando ci passano davanti agli occhi mentre noi fissiamo, immobili, le lancette dell’orologio scoccare i secondi, i minuti. E noi fermi, statici, muti.

sono in crisi

Possiamo avere l’illusione di non essere padroni del tempo, perché la sofferenza è così profonda da farci perdere in parte o del tutto la lucidità. Rimane il fatto che, nonostante questo, del tempo noi siamo custodi e, durante un periodo di crisi, ciò rimane tale.

Lasciar passare il tempo aspettando che “tutto passi” però, non è di certo la soluzione, anzi… è solo un modo per procrastinare il benessere, che in questo modo probabilmente non arriverà. Lasciar passare il tempo, di per se, non cura nulla. E allora cosa fare? Agire. Mentre ci si lascia attraversare dal dolore della crisi, mentre questa raggiunge il suo apice e sembra annientarci, noi dobbiamo agire.

Affinché una crisi venga superata, deve esserci un tempo dedicato a noi stessi e alla nostra evoluzione. Bisogna cercare di focalizzare quale direzione questa crisi stia prendendo, senza perdersi nella sensazione di non sapere quando tutto ciò avrà fine.

Ricordiamoci che il tempo lasciato passare così, nel vuoto, non cura nulla; la realtà richiede che il nostro tempo, di cui siamo custodi, sia dedicato a noi e al nostro cambiamento

Dunque, il mio consiglio è questo: lasciati attraversare. Non temere il cambiamento, non temere la perdita, non temere la mancanza, non temere il dolore. La vita è fatta anche di dolore; nella realtà più serena, esiste sempre una dose di sofferenza. E’ fisiologica, è necessaria talvolta al cambiamento.

Lasciati attraversare, sii custode del tuo tempo e ricorda che siamo sempre, costantemente, in divenire.

AUTORE:

Melissa Basta

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4 risposte

    1. Ciao Fede, puoi rileggere queste parole ogni volta che vuoi e spero con tutto il cuore possano darti sollievo. Mi dispiace molto che tu stia affrontando un periodo buio, ti auguro di riuscire a ritrovarti al più presto. Un abbraccio forte.

  1. È da diverso tempo che non ho più voglia di vivere, non ho più l’entusiasmo di una volta. La mattina specialmente penso che non vale la pena alzarmi, il mio futuro lo vedo male, i problemi sono tanti e mi sento molto fragile, sbaglio, non riesco ad avere più l’entusiasmo che avevo una volta di lavorare. Penso oramai la mia vita l’ho fatta, ho fatto tanto con tanto entusiasmo, ora ho 64 anni, e non trovo più motivazione a vivere

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Mi chiamo Melissa (Meli o Mel, di solito) e sono una scrittrice. “Guardarsi dentro, senza timore” è il mio mantra, la base da cui partire, il motto che sostengo e ciò che vorrei fosse d’ispirazione.

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