Università o lavoro? è questo il più grande dilemma che affligge ognuno di noi dopo la conclusione delle scuole superiori.
Quello che dovrebbe essere uno dei periodi più emozionanti della nostra vita, per molti si trasforma in un insieme di ansie, paure e dubbi su ciò che sarà il futuro. Ci carichiamo di aspettative, che a volte nemmeno ci appartengono perché cucite addosso a noi, ad arte, da altri.
L’epilogo, nella maggior parte dei casi, è quasi scontato: proseguire gli studi, alla ricerca del percorso di laurea che più si addice alla nostra condizione e, ormai sempre meno, ai nostri sogni.
La società stessa ci forma sin da piccoli al pensiero secondo il quale “senza una laurea non vali niente, sul mercato non esisti”…senza considerare il fatto che però, noi, non siamo numeri in un bilancio ma bensì esseri umani. Fatti di carne, ossa e desideri.
Eppure, nonostante ad un certo punto ci ritroviamo, chiaramente, costretti a prendere una decisione, nella mente di alcuni il quesito “università o lavoro?” rimane ancora aperto.

UNIVERSITÀ O LAVORO? ESISTONO DUE TIPI DI PERSONE
Per cercare di far luce su questo quesito, bisogna considerare innanzitutto una cosa fondamentale: siamo tutti, ognuno, diverso dall’altro. In particolare però, esistono due tipi diversi di persone: coloro che sentono il bisogno di realizzarsi attraverso gli studi universitari e coloro che, invece, non ne hanno bisogno.
Ora vi spiego cosa intendo.
Per quanto riguarda la prima tipologia di persone, queste rientrano nella categoria di coloro che per realizzare il loro futuro hanno necessariamente bisogno di studi universitari; pensiamo ad esempio a chi si immagina una carriera da chirurgo…come potrebbe intervenire su un altro essere umano senza una buona base di competenze teorico-pratiche apprese in un percorso adeguato?
Esistono poi altre persone, quelle che, per varie ragioni, non sentono la necessità di iscriversi all’università (magari la professione che pensano di svolgere non lo richiede). Queste, sentono il peso del giudizio che la società, in maniera esplicita o implicita, esprime nei loro confronti.
PER REALIZZARSI NELLA VITA È OBBLIGATORIO FARE L’UNIVERSITÀ?
Tutto il sistema, vale a dire società, scuola, istituzioni varie compresa, spesso, la famiglia ci condizionano sin dal liceo e, oserei dire, sin dall’infanzia quasi, con l’idea che per realizzarsi sia quasi obbligatorio scegliere di fare, un giorno, l’università. È un pensiero largamente diffuso, che noi assorbiamo man mano che diventiamo adulti.

Se voglio ambire ad essere una persona di successo, se voglio avere un valore sociale ed essere riconosciuto nella società come individuo performante, devo obbligatoriamente completare un percorso universitario.
Altrimenti? Altrimenti non potrai mai raggiungere una posizione di prestigio. Altrimenti dovrai accontentarti, come si suol dire, delle briciole. Ma è davvero così?
L’ERRORE È CHE NON CI VIENE RACCONTATA TUTTA LA VERITÀ
L’errore è che ci viene narrata solo una parte di verità. Ci raccontano, giustamente, che per svolgere determinate professioni l’università è obbligatoria; ma, al contrario, non ci raccontano che nel mondo esistono davvero altrettante professioni diverse tra di loro, dove fare l’università non è necessario.
Sarebbe comodo se, al liceo ad esempio, invece di inondare i ragazzi con informazioni riguardo le varie facoltà, si dedicassero anche all’esplorazione e spiegazione dell’altro lato della medaglia, ovvero, quello dove occorrono altri tipi di competenze, quello dove l’università non è essenziale.
Con questo non voglio dire che non serva, chiariamolo subito. Io stessa mi sono laureata e, da tale, da laureata, faccio questo discorso. È fondamentale avere una buona base di cultura personale, qualsiasi sia la strada intrapresa; non bisogna però dare per scontato che chi non ha frequentato l’università non la abbia o non se la crei da sé. Io ad esempio possiedo molte nozioni di psicologia ma se qualcuno mi parlasse di “e-commerce manager” (professione per cui la laurea ad esempio non è richiesta), sarei totalmente ignorante.

Quindi chi vale meno, dei due, a questo punto?
INSEGUIRE LA NOSTRA VOLONTÀ PRIMA DI OGNI ALTRA COSA
Qualunque sia la scelta che ci troviamo a fare nella vita, la cosa principale dovrebbe sempre essere quella di mettere la nostra volontà prima di ogni altra cosa, a discapito di tutto.
Anche se desideriamo una vita diversa da chi sente il bisogno di seguire un percorso più comune, non dobbiamo sentirci sbagliati. Non stiamo commettendo un errore inseguendo quello che è il nostro desiderio, anche se questo può essere umile rispetto a quello altrui.
L’indole generale non è mai quella di improntarci veramente verso questo tipo di forma mentis; per questo motivo ci sentiamo in colpa nel momento in cui desideriamo qualcosa di diverso dal volere comune.
NEL MIO PERCORSO UNIVERSITARIO NON TUTTO È ANDATO SECONDO I PIANI
Vi racconto un piccolo aneddoto riguardo la mia esperienza universitaria.
Nonostante la mia triennale desse accesso ad una laurea già completa di per sé (essendo una professione sanitaria con iscrizione all’albo e abilitazione), decisi comunque di iscrivermi ad un corso di laurea magistrale; vittima anche io della corrente di pensiero tale per cui “per realizzarsi davvero in questa società contano i titoli”.
Dopo i primi esami, nonostante gli ottimi risultati, studiare diventava sempre più angosciante. Pensavo continuamente di mollare, eppure, non lo facevo. Perché sembrava giusto proseguire, perché ovunque il mio sguardo si posasse leggeva “è così che si fa”.
Dopo un anno e mezzo ebbi il coraggio finalmente di liberarmi da quel peso: il giorno in cui ho firmato la rinuncia agli studi è stato uno dei giorni più belli della mia vita. Mi sono sentita leggera, libera, sollevata, rinata.

E qualcuno potrebbe dire: “si certo, non ci sei riuscita e hai preferito mollare.” Queste persone le ignoro. Totalmente. Ho completato la mia laurea triennale quasi con il massimo dei voti e la mia media, registrata, già dopo il primo semestre di magistrale, era di 30 e lode. Ma io non sono un voto, non sono un numero, non sono un prodotto di bilancio.
MAI INSEGUIRE UNA REALTÀ INFELICE
Nessuno dovrebbe mai inseguire una realtà che lo rende infelice; per quanto crudo possa essere quello che sto per dire: non abbiamo 10 mila vite a disposizione ma, per ciò che ne sappiamo, soltanto una.
Se ci limitiamo mentalmente e fisicamente in percorsi e situazioni che non fanno per noi, stiamo sprecando una cosa preziosissima, che nemmeno il denaro ripaga o riporta indietro: il tempo.

Esistono persone per cui la felicità e la soddisfazione personale si basano e dipendono da percorsi di studio molto lunghi, carriere prestigiose, molto denaro, eccetera. E va benissimo così. Perché non dovrebbe? Che cosa è giusto? Che cosa è sbagliato?
Tuttavia, per altri questo tipo di aspirazioni, questo tipo di vita non significa felicità o, quantomeno, serenità. Dunque, perseguire questa strada solo perché vista più di buon occhio dai molti, non ha nessun senso.
UNIVERSITÀ O LAVORO? LA RISPOSTA È: SENTIRSI IN PACE CON SÉ STESSI
Seguire percorsi che non sentiamo nostri, significa sprecare l’unica possibilità che abbiamo di vivere la vita che desideriamo. Il mio consiglio, è quello di rincorrere sempre ciò che veramente rispecchia la propria volontà. Senza timore. Senza vergogna. Senza sentire ingiustamente il peso del giudizio altrui.
Dobbiamo sentirci in pace con noi stessi; NOI, siamo l’unica persona con cui conviviamo davvero fino al nostro ultimo istante di vita.
Vale la pena ascoltarsi e dirigersi verso i propri sogni, qualunque sia la loro portata.